Giuseppe Bova ci racconta passato, presente e futuro dei suoi negozi Vodafone

La nascita e lo sviluppo di una catena di negozi a marchio Vodafone, tra Lombardia e Piemonte, nel racconto emozionante del suo fondatore.

La storia imprenditoriale di Giuseppe Bova potrebbe essere sintetizzata come il classico esempio di successo di un ragazzo partito dalla Calabria, dopo una Laurea in Economia e un Master alla Luiss, per raggiungere i propri sogni. Ma Giuseppe Bova è molto di più. È un personaggio carismatico e affascinante. Vi potrà capitare di vederlo girare per il centro di Milano su una delle sue Ferrari, ma la sorpresa, dopo averlo conosciuto, è quella di aver scoperto che l’uomo supera l’imprenditore di successo e fa ombra al suo stesso personaggio. L’abbiamo incontrato in uno dei suoi 20 negozi Vodafone, probabilmente in quello più prestigioso di via Orefici a Milano, a due passi dal Duomo. Bova rivendica con orgoglio di non avere un suo ufficio, perché partecipa attivamente e quotidianamente all’attività dei suoi negozi e ci riceve in uno degli spazi del Vodafone Store.

Giuseppe Bova

Ci racconta l’inizio dell sua carriera imprenditoriale?

Sono arrivato a Milano dopo la Laurea in Economia e un Master alla Luiss e ho dovuto prendere confidenza con la città e con una nuova realtà. Ben presto ho capito che Milano è una città meritocratica. Sono entrato in GfK, dopo una selezione piuttosto sfidante, con la soddisfazione di sapere che chi ha deciso la mia assunzione, un funzionario venuto appositamente dall’estero, ha indicato all’azienda di assumere “il Calabrese” tra una serie di candidati, che io stesso percepivo come più coerenti rispetto alla realtà aziendale e della città. Ma mi sono meritato la mia chance e ho dato il meglio di me per oltre dieci anni, in un delirio di numeri e strategie.

Poi cosa è successo?

Come account in GfK seguivo Vodafone. Sentivo di essere arrivato a fine ciclo in questa azienda, avevo voglia di dimostrare a me stesso le mie capacità imprenditoriali e, come spesso capita, in modo apparentemente casuale, si è presentata l’opportunità di acquisire un negozio a marchio Vodafone. Ho investito la mia liquidazione in uno Store, all’interno del Centro Commerciale Fiordaliso, a Rozzano. Da lì è cambiata la mia vita.

L’inizio non è stato del tutto semplice…

No, anzi… l’apertura del punto vendita è coincisa con una fase di profonda ristrutturazione del Centro Commerciale. Così mi sono trovato in una zona difficilmente raggiungibile, per via del cantiere e dei lavori, facevo fatica a vendere, perché la gente non trovava il negozio. Ho attraversato momenti di scoraggiamento, ma  ho obbligato me stesso a trovare una soluzione. Opportunità che ho creato dal nulla. Ho sempre creduto nelle potenzialità del mondo Business, anche per la telefonia, e ho pensato di proporre gli abbonamenti agli artigiani che lavoravano nel cantiere del Fiordaliso. Ho chiesto al responsabile lavori un incontro e, nel lasso di una pausa pranzo improvvisata su due mattoni e un asse di legno, ho attivato 60 nuove utenze professionali. È stata la svolta. In quel periodo, poi, la gran parte degli Store vendeva gli iPhone unicamente abbinati a un abbonamento. Io, supportato da Vodafone, cominciai a venderli senza vincolo. La voce si sparse velocemente e passai interi mesi con la coda fuori dal negozio, di utenti che provenivano da tutta Italia per comprare il telefono di Apple. Può sembrare banale, ma dal quel momento la crescita divenne esponenziale, con una partnership sempre più stretta con Vodafone.  Abbiamo istituito la figura del Responabile delle utenze Business nei negozi, creando un canale preferenziale per chi aveva la partita Iva. Il fine è stato duplice: fornire un servizio semplice per le aziende e ottenere una buona remunerazione per il punto vendita. Nei fatti oggi generiamo il 30% del nostro fatturato con questo canale. Il resto è storia, la storia di 20 punti vendita, distribuiti tra Lombardia e Piemonte, e della nascita del “modello Bova”.

Ci spieghi meglio…

Il modello Bova è la convinzione di creare empatia con il proprio team, alleggerirlo dalle preoccupazioni personali e consentirgli di lavorare al meglio. Il modello Bova è il rispetto e il ricordo delle mie origini, il rispetto e il desiderio di non deludere mia moglie, le mie figlie e la famiglia che ha sempre creduto in me.

Torniamo a parlare di negozi, perché sono ancora importanti?

Potrei facilmente risponderle che ho venti negozi, che altro dovrei aggiungere? La verità è che noi vendiamo tutti la stessa merce e gli stessi servizi, ma la differenza la fanno le persone e la capacità di soddisfare le richieste degli utenti, risolvendo i loro problemi. Il successo passa dalla specializzazione e dal servizio, e questo è anche il delta rispetto alla grande distribuzione. Il negozio non morirà mai.

Siamo in una fase di mercato non semplice, cosa consiglia Giuseppe Bova a chi ha un punto vendita e vuole svilupparlo?

Torno su un concetto, quello della valorizzazione delle persone. Bisogna formare e motivare i collaboratori, che devono diventare figure capaci di emozionare i clienti e provvedere alle loro necessità. Il fattore umano è determinante. Mi permetto di usare una parolaccia: la storia che i dipendenti devono lasciare a casa i propri probemi è una “puttanata” gigantesca. I ragazzi lavorano otto ore al giorno. È una parte consistente della loro vita, come fanno a non pensare alle grane che accompagnano la quotidianità di ognuno di loro e di ognuno di noi? Cerco di stabilire con loro un rapporto profondo, di entrare nelle loro menti, aiutandoli a soddisfare i bisogni e a rendere al meglio sul posto di lavoro. Lo ripeto, il fattore umano sta alla base di ogni successo, anche di quello dei negozi e del loro futuro.

Passiamo all’attualità, come vede il presente e il futuro della telefonia e cosa pensa della fusione tra Fastweb e Vodafone, con l’acquisizione da parte di Swisscom?

Andiamo con ordine, Il mondo della telefonia non morirà mai, perché i prodotti si evolvono e assolvono sempre di più alle esigenze degli utenti. Si ricorda quando i telefoni non avevano neppure la rubrica? Ecco, da allora, gli smartphone hanno affossato il mercato delle fotocamere compatte, dei navigatori GPS, in parte dei tablet e dei PC. Ci saranno altri mercati che saranno assorbiti in futuro, ne stia certo. Guardi alle potenzialità dell’intelligenza artificiale. Ci sono smartphone che consentono operazioni incredibili e siamo solo all’inizio. Il futuro è questo ed è la capacita di intercettare i bisogni dei consumatori con sempre maggiore attenzione. Per ciò che riguarda l’operazione Fastweb/Vodafone non posso che partire da una convinzione: ho grande fiducia nell’azienda Svizzera. Swisscom è tra le poche società del mondo della telefonia a non avere perdite d’esercizio. Ha identificato nella rete commerciale di Vodafone una grande potenzialità di sviluppo. In più l’operazione consentirà di mixare le rispettive eccellenze di ciascuna azienda: Fastweb nell’ambito linea fissa e Vodafone in quello delle utenze mobili.  Ci vorranno i normali tempi tecnici, ma lo scambio di  know-how sarà determinante per creare il più grande operatore italiano, sia per le potenzialità commerciali sia per quelle tecniche. Per qualche anno avremo ancora il marchio Vodafone, sarà un bel modo per ringraziare tutti gli utenti e gli operatori che hanno determinato la crescita di questa grande realtà industriale.

Chiudiamo questa intervista con una considerazione di chi scrive. Giuseppe Bova è un distributore continuo di energia e di visione dell’oltre. Tra le cose che ha ribadito, c’è un principio filosofico che non riguarda il mondo della telefonia in senso stretto, quello dell’ostentazione positiva. Bova è un uomo di successo che esibisce con eleganza ed intelligenza i propri traguardi, una persona capace di suscitare ammirazione e non invidia. C’è sicuramente un futuro per la telefonia e per la filiera commerciale. Va cercato e creato con fiducia e perseveranza e il “metodo Bova” può essere utile a tutti.

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