Riparare i dispositivi fa bene all’ambiente. E l’Europa spinge verso interventi più rapidi ed economici

di Tonino Quattrone

Uno smartphone utilizzato 12 mesi in più, corrisponde a un anno di emissioni di anidride carbonica di uno stato grande come l’Irlanda. Siamo ormai tutti consapevoli di quanto il continuo aggiornamento dei nostri dispositivi incida sull’ambiente.
Ma possiamo accusare il consumatore di consumismo o i venditori di eccessiva propositività di vendita? Ovviamente no.
Dal 2019, circa 100 organizzazioni di 21 Paesi europei hanno avviato la campagna “Right to Repair”, giungendo il 22 marzo 2023 a una proposta di direttiva europea.
Per brevità, i costruttori dovranno impegnarsi a costi dei ricambi più bassi, per consentire la convenienza di riparazione e/o sostituzione a favore del riutilizzo, tempi celeri per la riparazione in garanzia e fuori garanzia, il tutto nel pieno rispetto delle norme vigenti sulla tutela della privacy.
Tutti i brand dovranno ottemperare alla necessità di strutturarsi con centri assistenza che rispettino le norme, mentre i ricambi dovranno esser fruibili anche al privato cittadino, con facilità di reperibilità.

Difficoltà del diritto alla riparazione

Altra perplessità riguarda la semplicità della riparazione. I device dovrebbero essere di facile disassemblaggio, con strumenti di facile reperibilità.I produttori hanno a tal proposito sollevato dei dubbi sulla tutela del segreto di progettazione e valorizzazione dei propri prodotti. Qualche sforzo è stato comunque fatto: Apple, ad esempio, ha lanciato un programma “fai-da-te”, partito in beta in Usa e poi esteso a tutti i Paesi, inclusa l’Italia (https://support.apple.com/it-it/self-service-repair ), grazie al quale vengono offerti i ricambi agli utenti finali con tanto di strumenti per la riparazione.
È ancora in beta, invece, il programma di Samsung e quello di Motorola, attivo solo negli Stati Uniti. Seguiremo gli sviluppi di questi programmi e vi aggiorneremo costantemente.

Right to Repair nel mondo

Oltre ai programmi dei singoli vendor, ci sono iniziative interessanti in tutto il mondo. Idea interessante quella dei più di 2.800 Repair Cafè ideati in Olanda nel 2009, supportati da un’apposita fondazione con sede ad Amsterdam. Gli oltre 40.000 volontari che operano nelle varie città hanno ridato nuova vita a tantissimi oggetti, stimati in oltre 50.500 al mese.
L’arte del fai-da-te, insomma, permea sempre di più la riparazione dei device elettronici, assemblando e recuperando parti da device dismessi. Tantissime organizzazioni, come la Repair.EU, offrono formazione ed informazione sull’attuazione del diritto alla riparazione.
Nel Minnesota sono ancor più avanti, poiché dal 1° luglio 2024 i produttori di elettronica dovranno fornire l’occorrente per riparare alcuni oggetti rotti (ricambi, strumenti lavorativi e istruzioni), a tutto vantaggio dell’ambiente e della psiche dei consumatori. I brand potranno decider se riparare I device, e fornirli in omaggio a Paesi in via di sviluppo o ad organizzazioni che lo richiedano.

Defiscalizzazione della riparazione

Una delle proposte di una piccola associazione Autonoma, l’Associazione Italiana Tecnici è di defiscalizzare la riparazione. Vediamo nel dettaglio il punto di vista economico e quali vantaggi apporterebbe.
Per praticità faremo ipotesi di facile calcolo: si supponga che un display di uno smartphone costi 82 euro e la manodopera ne costi 40. Il totale sarebbe 122 euro. Se tale riparazione venisse defiscalizzata, il totale sarebbe 100 euro. Il risparmio dell’IVA verrebbe percepito come una riduzione del prezzo e incentiverebbe riparatori e negozianti a suggerire maggiormente la riparazione.
Al momento della stesura di questo articolo la proposta è in fase di Pitch con i dettagli per proseguire con la formale proposta da presentare al Parlamento. Nei paesi nordici, tale provvedimento è già in fase di approvazione, proprio al fine di supportare fattivamente il riutilizzo.

Il punto di vista dei rivenditori

I rivenditori, nonché tutta la filiera che li precede, potrebbero percepire la spinta alla riparazione come un danno. Nonostante questo sentimento negativo, ed eventuali remore, i dati 2023 segnalano che gli smartphone nuovi hanno subito un calo del 3,2% con 1,17 miliardi di unità spedite nel 2023, il volume annuale più basso degli ultimi dieci anni, mentre le spedizioni di smartphone usati e ricondizionati, sono aumentate del 9,5%, passando da 282,6 milioni a 309,4 milioni di dispositive.
Già da qualche anno, i distributori, gli operatori e i piccoli negozianti hanno attuato politiche di cross-selling con permute del device e vendita del prodotto usato.
Il trend, secondo l’istituto di analisi IDC è ancora in crescita, e le spedizioni di telefoni usati dovrebbero raggiungere 431,1 milioni di unità entro il 2027, con un tasso di crescita annuo dell’8,8% dal 2022 al 2027.
Ulteriore nota, questa volta di Counterpoint Research evidenzia che gli iPhone dominano nel mercato dei telefoni ricondizionati, con un aumento del 19% nel 2023, portando la quota di mercato di Apple al 49%.

Modulo europeo di informazioni sulla riparazione

Al fine di ridurre gli oneri burocratici per i riparatori (in particolare quelli di piccole dimensioni), la fornitura di un modulo europeo standardizzato sarà facoltativa. Tuttavia, per i riparatori che lo forniranno ai consumatori, le condizioni stabilite nel modulo saranno vincolanti. Il modulo dovrà essere fornito gratuitamente, anche se sarà possibile chiedere al consumatore di pagare il costo del servizio diagnostico. Le informazioni fondamentali contenute nel modulo saranno valide per 30 giorni di calendario, ma il consumatore e il riparatore potranno concordare una proroga del termine.ì

Piattaforma europea online per la riparazione

L’accordo raggiunto propone la creazione di una piattaforma europea online per la riparazione progettata e gestita a livello europeo, anziché 27 piattaforme nazionali. Obiettivo della piattaforma è mettere a disposizione dei consumatori i diversi servizi di riparazione all’interno della UE, ma anche a livello transfrontaliero e in ciascuno Stato membro. La piattaforma dell’UE disporrà pertanto di sezioni per ciascuno Stato membro, con informazioni provenienti anche dalle piattaforme di riparazione nazionali, pubbliche o private. Al tempo stesso, le piattaforme nazionali avranno la possibilità di includere informazioni sulle iniziative di riparazione di tipo partecipativo.
Alcuni gestionali, come Monkeyplan, si sono già offerti di creare licenze “ridotte” per favorire la compilazione di tali riparazioni per i piccoli riparatori.

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